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Da Candyman a Ghostface: 9 icone horror degli anni novanta

Dal Candyman di Clive Barker al Ghostface di Scream – Blogo vi propone una speciale classifica dedicata alle icone horror degli anni novanta.

5 Settembre 2021 16:27

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Il nuovo Candyman di Nia DaCosta e Jordan Peele ha debuttato nelle sale italiane e bisogna dire che il regista dell’acclamato Scappa – Get Out ha rilanciato in grande stile una delle icone horror più popolari degli anni novanta, con un passaggio di testimone dall’originale Daniel Robitaille di Tony Todd al nuovo Anthony McCoy di Yahya Abdul-Mateen II. Cogliamo l’occasione dell’uscita del nuovo Candyman per rispolverare nove icone horror lanciate negli anni novanta in una speciale classifica video. Partendo dal Candyman di Tony Todd e passando per il Ghostface di Scream riscopriamo 10 personaggi che rappresentano il genere horror e che hanno esordito proprio in quel decennio.

1. Candyman in “Candyman – Terrore dietro lo specchio”

Dopo Pinhead e i Cenobiti di Hellraiser ecco un’altra icona horror nata dalla penna dello scrittore Clive Barker. Candyman è una leggenda urbana con tutti i crismi, incluso l’iter per evocarlo: chiamare per cinque volte il suo nome davanti allo specchio. Nonostante Candyman sia uno dei personaggi horror considerati tra i più spaventosi, il regista del film originale Bernard Rose ne ha sempre avuto un’idea molto più romantica: “l’idea è sempre stata che fosse una specie di figura romantica. E ancora, romantico alla Edgar Allan Poe – è il romanticismo della morte. È un fantasma, ed è anche la resurrezione di qualcosa che è un po’ non detto o indicibile nella storia americana, come la schiavitù. Quindi è tornato e sta perseguitando quella che è la nuova versione della segregazione razziale a Chicago. E penso che ci sia anche qualcosa di molto seducente, molto dolce e molto romantico in lui, ed è questo che lo rende interessante. Allo stesso modo in cui lo è Dracula. Alla fine il bogeyman è qualcuno a cui vuoi arrenderti. Non solo qualcosa di cui hai solo paura. C’è un certo tipo di gioia nella sua seduzione. E Tony Todd è sempre stato così romantico. Tony lo interpreta in modo così elegante ed è un tale gentiluomo. Era meraviglioso”.

2. Ghostface in “Scream”


Dopo icone horror e leggendari killer mascherati del calibro di Michael Myers e Jason Voorhees, che hanno imperversato negli anni ottanta, gli anni novanta portano ai fan del genere horror un’altra tipologia di serial-killer, il Ghostface della serie Scream di Wes Craven che rende il costume nero e la maschera ispirata all’Urlo di Munch una sorta di “contenitore” in cui gli antagonisti psicopatici sono intercambiabili e si moltiplicano, giocando con le vittime allo stesso modo in cui Craven gioca con gli spettatori e i cliché del genere slasher. La maschera di Ghostface oltre che al dipinto di Edvard Munch, è ispirato anche ai personaggi sulla copertina dell’album “The Wall” dei Pink Floyd e ai personaggi spettrali apparsi nel cartone animato “Betty Boop” degli anni ’30. La maschera è completamente bianca e raffigura una caricatura di qualcuno che urla e piange allo stesso tempo. Il designer Sleiertin ha affermato che la maschera mostra emozioni diverse: “È un volto spaventoso, è uno sguardo dispiaciuto ed è uno sguardo da folle”.

3. Hannibal Lecter in “Il silenzio degli innocenti”

L’eminente psichiatra e criminologo cannibale Hannibal Lecter di Anthony Hopkins ha segnato una tappa memorabile per i serial-killer cinematografici. Il silenzio degli innocenti ha sbancato gli Oscar con cinque statuette vinte su sette nomination tra cui miglior film, regia e attore protagonista a Hopkins. Era dai tempi de L’esorcista che l’Academy non candidava un horror nelle categorie principali. In preparazione per il suo ruolo, Sir Anthony Hopkins ha studiato i file dei serial killer e ha visitato le prigioni, ha studiato gli assassini condannati ed è stato presente durante alcune udienze giudiziarie riguardanti assassini raccapriccianti e omicidi seriali. “Il silenzio degli innocenti” è stato ispirato dalla relazione nella vita reale tra il professore di criminologia dell’Università di Washington e profiler Bob Keppel e il serial killer Ted Bundy. Bundy ha aiutato Keppel a indagare sui serial killer di Green River a Washington. Bundy fu giustiziato il 24 gennaio 1989. Le uccisioni di Green River furono finalmente risolte nel 2001 quando Gary Ridgway fu arrestato. Il 5 novembre 2003, in un’aula di tribunale di Seattle, Ridgway si è dichiarato colpevole di quarantotto capi di imputazione per omicidio aggravato di primo grado.

4. Pennywise in “IT”

Prima della versione cinematografica di Bill Skarsgård, ci ha pensato la miniserie tv del 1990 e l’istrionico Tim Curry a ritrarre il terrificante Pennywise del capolavoro horror IT di Stephen King, il clown ballerino che si nutre delle paure dei ragazzini, che poi divora avidamente tra una risatina di scherno, qualche faccia buffa e un palloncino rosso pieno di sangue. La studiosa britannica Mikita Brottman ha descritto Pennywise come: “uno dei più spaventosi clown malvagi apparsi sul piccolo schermo” in grado “di riflettere ogni orrore sociale e familiare noto all’America contemporanea”. Il personaggio di Pennywise è stato anche accostato al serial killer John Wayne Gacy, che si travestiva alle feste per bambini della comunità come “Pogo il Clown”.

5. Sadako Yamamura in “Ring”

Prima del remake americano del 2002 di Gore Verbinski, nel 1998 lo spettro che fa letteralmente morire di paura le sue vittime, Sadako Yamamura, debuttava sul grande schermo nell’horror giapponese  Ring aka Ringu, adattamento di Hideo Nakata dell’omonimo romanzo di Kōji Suzuki ispirato dalla storia popolare “Banchō Sarayashiki”, una storia di fantasmi giapponese su fiducia infranta e promesse non mantenute, che portano ad un triste destino; tutte le versioni del racconto ruotano attorno ad un servo che muore ingiustamente e torna a perseguitare i vivi. L’effetto di Sadako che esce dal pozzo è stato ottenuto con un solo semplice effetto speciale. Rie Ino’o, che è una studentessa del teatro Kabuki, che usa movimenti esagerati e movimenti a scatti per enfatizzare le emozioni, è stata fortemente coinvolta nello sviluppo del personaggio di Sadako. Ino’o è stata filmata mentre camminava all’indietro mentre il filmato è stato girato al contrario: il risultato finale è Sadako che cammina in avanti con quei movimenti innaturali che l’hanno resa famigerata. I personaggi di Sadako e Shizuko prendono il nome e sono liberamente ispirati a due donne reali. Entrambe sono state prese sotto l’ala protettrice del professor Fukurai Tomokichi e, pur non essendo madre e figlia, Takahashi Sadako ha lavorato con il professore subito dopo il suicidio di Shizuko. Nessuna delle due donne possedeva il dono dello “nensha”, la capacità di poter impressionare la pellicola di una macchina fotografica con il pensiero, ma si credeva che un altro studente del professore, Nagao Ikuko, avesse questo potere.

6. Annie Wilkes in “Misery non deve morire”

Mai far arrabbiare una fan devota, lo sa bene lo scrittore Paul Sheldon di James Caan, che si ritrova prigioniero della Annie Wilkes di Kathy Bates, una lettrice che scopre che il suo amato autore intende uccidere Misery, la protagonista dei suoi romanzi preferiti. Da antologia la scena in cui Annie spezza le caviglie di Sheldon per trattenerlo affinché riscriva il suo manoscritto; le gambe finte di James Caan erano state modellate con la gelatina e armature con filo metallico. In realtà nel romanzo Annie tagliava un piede a Paul, ma per la versione cinematografica si pensò fosse qualcosa di troppo forte, quindi si optò per l’azzoppamento, pratica che si adattava anche all’ambientazione durante la schiavitù dei romanzi di Misery. Stephen King autore del romanzo su cui si basa il film restò così colpito dalla performance di Kathy Bates che in seguito scrisse un personaggio ispirandosi appositamente all’attrice: si tratta della protagonista del romanzo “Dolores Claiborne” che Bates interpreterà nell’adattamento cinematografico L’ultima eclissi (1995). Bates per il ruolo di Annie Wilkes ha vinto un Oscar alla migliore attrice protagonista. Nel 1991 Kathy Bates è diventata la prima donna a vincere un Oscar come migliore attrice in un film thriller-horror. Quando Kathy Bates ha ritirato il suo Oscar e ha fatto il suo discorso, scherzando ha detto: “Vorrei ringraziare Jimmy Caan e scusarmi pubblicamente per le sue caviglie”.

7. Leprecauno in “Leprechaun”

Nel 1993 il Leprecauno, personaggio tipico del folklore e della mitologia irlandesi sino a quel momento dall’aspetto bonario e utilizzato in cartoni animati, come mascotte di università, logo di squadre sportive e naturalmente per il giorno di San Patrizio, si apprestava a diventare un personaggio horror protagonista di un franchise che ad oggi conta ben otto film. La serie Leprechaun è incentrata su un folletto malvagio e omicida chiamato Lubdan, che, quando gli viene tolto l’oro, si proprio quello della famosa pentola, ricorre a qualsiasi mezzo necessario per reclamarlo. Warwick Davis (Willow, Star Wars, Harry Potter) interpreta il ruolo di Lubdan in tutti i film ad eccezione dei film Leprechaun: Origins del 2014 e Leprechaun Returns del 2018, in cui il personaggio è interpretato rispettivamente da Dylan Postl e Linden Porco. L’originale Leprechaun, che vede nel cast una’esordiente Jennifer Aniston, è diretto da Mark Jones, sua l’idea di trasformare un simpatico folletto in un cattivo a tutto tondo, e tra le sue fonti d’ispirazione Jones ha citato il cult Critters – Gli extraroditori (1986), che presentava piccoli antagonisti. il film “Leprechaun” (1993) è un adattamento dell’omonimo fumetto degli anni ’80, un fumetto con protagonista il personaggio Dan O’Grady che ruba la pentola d’oro ai goblin in Irlanda. Un film crossover con la serie di film Candyman era in fase di sviluppo dopo l’uscita e il successivo successo al botteghino di Freddy vs. Jason, provvisoriamente intitolato Candyman vs. Leprechaun, con una sceneggiatura scritta e Davis pronto a riprendere il suo ruolo. Tuttavia, il progetto si è bloccato dopo che Tony Todd si è immediatamente rifiutato di partecipare ad un progetto del genere, affermando che aveva troppo rispetto per il suo personaggio per vederlo usato per tale scopo.

8. La Strega di Blair in “The Blair Witch Project”

La Strega di Blair è l’antagonista del cult The Blair Witch Project, il found footage horror che spopolò nel 1999 grazie al passaparola e una furba operazione di marketing, con un background ben studiato sulla scomparsa di tre studenti di cinema nei boschi vicino a Burkittsville, nel Maryland, mentre giravano un documentario sulla leggenda locale conosciuta appunto come la “Strega di Blair”. Il racconto di fantasia descrive gli omicidi e le sparizioni di alcuni dei residenti di Blair l’antico nome fittizio di Burkittsville dal XVIII al XX secolo. Secondo la leggenda i residenti incolpano di questi eventi il ​​fantasma di Elly Kedward (anch’essa una persona fittizia), una residente di Blair giustiziata nel 1785 per aver praticato la stregoneria. Il finto documentario presenta la leggenda come reale, completa di articoli di giornale fabbricati ad arte, cinegiornali, notiziari televisivi e interviste organizzate nel tentativo di convincere gli spettatori della sua legittimità. La cosa interessante è che nonostante la strega non appaia mai nel film o altrove, come ogni icona horror che si rispetti il personaggio ha comunque avuto la sua action figure ufficiale della linea “Movie Maniacs” di McFarlane, la figure raffigura la strega  come un cadavere scheletrico avvizzito con rami che crescono dalla sua testa e include un velo rimovibile, un’arma simile ad un’ascia e un piccolo fascio di rami. Il film ha generato un franchise che include due sequel, videogiochi, romanzi e fumetti.

9. Djinn / Wishmaster

Dimenticate il pacioccone genio blu di Aladdin o l’adorabile Jeannie della serie tv Strega per amore, il genio della lampada torna all’incarnazione malevola della tradizione musulmana, quella del Djiin nel fantasy horror Wishmaster – Il signore dei desideri del 1997, primo film del franchise horror creato dal compianto Wes Craven di Nightmare e diretto dal mago degli effetti speciali Robert Kurzman. Il film vede protagonista un demoniaco Djinn interpretato da Andrew Divoff, un genio malvagio che esaudisce i desideri e che viene liberato da un gioiello. Il djiin cerca di catturare l’anima della donna che lo ha scoperto così da poter aprire un portale liberando i suoi compagni demoni sulla Terra per abitare e schiavizzare il genere umano. Il film originale include nel cast numerosi attori di film horror, tra questi Robert Englund (il Freddy Krueger di “Nightmare”), Angus Scrimm (il Tall Man di “Fantasmi”), Tony Todd (noto per il ruolo di Candyman) e Kane Hodder (Jason in vari film “Venerdì 13”).